Verbano Cusio Ossola

Progetto: GIS del Verbano Cusio Ossola
Sito: Piemonte – Verbano Cusio Ossola
Direttore: Elisa Panero

Una delle aree oggetto di indagine da parte del CRAST per quanto riguarda l’applicazione di Sistemi Informativi Territoriali all’ambito italiano è stato il territorio piemontese compreso tra Verbano, Cusio e Ossola. Per un insieme di diverse motivazioni (geomorfologia, connotazione storica, etc.) il Verbano-Cusio-Ossola ben si è prestato ad una indagine di ricostruzione storica che al dato materiale integrasse tutti gli apporti delle scienze fisiche e matematiche oltre che storiche. Il progetto di creazione di un GIS ha quindi operato in due direzioni: l’acquisizione di una base topografica adeguata e quella di una serie di banche dati ad essa relazionate (dove, cioè, i dati materiali fossero correttamente collocati, georeferenziati, sul territorio).

L'area

L’area del Verbano-Cusio-Ossola è una regione abbastanza omogenea sia dal punto di vista geomorfologico sia da quello insediativo-culturale. Essa rappresenta infatti la frangia più settentrionale del Piemonte, estesa per oltre 1500 kmq e delimitata a est dal complesso idrografico del Ticino-Lago Maggiore, a ovest da quello di Sesia-Lago d’Orta, a nord dall’arco alpino e a sud (unico limite non nettamente segnato) dalle ultime propaggini montuose-collinari che si insinuano nella pianura Padana.

L’area si è contraddistinta nei secoli per uno stretto binomio uomo-ambiente – visibilmente propizia per i contatti e gli scambi commerciali tra i due versanti delle Alpi e tra il settore montano e le regioni di pianura – con una geografia insediativa tendenzialmente polverizzata in piccoli e piccolissimi nuclei abitati e strettamente connessa sia alle abbondanti risorse idriche del territorio (oltre ai fiumi e ai laghi già citati vanno ricordati i corsi d’acqua del Toce, con la maglia dei suoi affluenti, e dell’Agogna), sia alla funzione di “area di confine” tra gli ambienti cisalpini e padani e quelli transalpini.

Tale particolare connotazione di “terra di confine” ha però prodotto una considerazione marginale negli studi della regione dal punto di vista archeologico e solo negli ultimi anni si sta conoscendo un maggiore sviluppo della ricerca scientifica non occasionale e di carattere locale.

Il GIS

La creazione di un Sistema Informativo Territoriale applicato all’area del Verbano-Cusio-Ossola intende pervenire alla ricostruzione storica delle dinamiche insediative nell’area dalla preistoria (soprattutto dal Neolitico, momento in cui le testimonianze umane si fanno più numerose) fino all’avanzata età imperiale romana. Va comunque ricordato che questa è solo una delle possibili applicazioni del GIS, in quanto esso può costituire un supporto basilare per il monitoraggio e la tutela del territorio. La scelta del software è ricaduta su “Intergraph Geomedia”, scelta dettata dalla necessità, intrinseca in un progetto di Sistema Informativo Territoriale, di potere inserire e utilizzare dati provenienti da banche diverse e quindi acquisiti in formati differenti. Il modello di ricerca si è avvalso quindi di un sistema che non è di tipo chiuso, in quanto permette il completo scambio di informazioni con altri ambienti GIS, offrendo la possibilità di utilizzare gli stessi formati nativi inseriti nelle banche dati di origine, evitando una dispersione delle informazioni come talora accade con altri software. A ciò si somma la relativa semplicità di gestione e di utilizzo del programma, basato sulla possibilità di gestire separatamente, pur mantenendo un collegamento, le entità geo-topografiche da quelle alfanumeriche. Per quanto concerne, più specificatamente, l’analisi del supporto topografico, esso è costituito da file vettoriali e raster ricavati dalla Carta Tecnica Regionale del Piemonte in scala 1:10000 su cui si applicano immagini telerilevate (riprese aree da bassa quota, immagini satellitari…) o cartografie desunte da mappe catastali o da planimetrie a scale più dettagliate (1:5000, 1:2000 e oltre) al fine di pervenire, dalla loro interpolazione con i dati alfanumerici dei database archeologici, alla creazione di carte tematiche finalizzate sia alla ricostruzione (e alla ricerca) storica del territorio, sia al monitoraggio e alla tutela dell’area.

Il database

Il database archeologico, per il quale si è utilizzato come motore operante Microsoft Access (facilmente utilizzabile nell’ambiente Geomedia) è stato creato basandosi su una serie di livelli archeologici (autentiche banche dati fra loro relazionabili):

1. Insediamenti (civili, militari, sacri)

2. Beni architettonici (comprendenti edifici civili, funerari, sacri, infrastrutture…)

3. Beni mobili (articolati secondo la tipologia del singolo manufatto)

4. Resti biologici (umani, faunistici, botanici)

Per ognuna di queste categorie è stata creata, dopo un’attenta analisi preliminare che ha tenuto in debito conto l’importanza basilare di una corretta definizione topografica e cronologica del singolo dato, una scheda che considerasse anche la tipologia della singola testimonianza archeologica e dei suoi relativi attributi, provvedendo inoltre ad una omogeneizzazione dei lemmi, in modo che ciascun campo fosse ben definito e fornisse risposte univoche ma al tempo stesso suscettibili di sviluppo, secondo i molteplici fini della ricerca archeologica. Per tale ragione ogni scheda è connotata da una serie di campi di varia funzione: da quello prettamente identificativo all’interno della banca dati (numero progressivo), ad alcuni di tipo archeologico-interpretativo (classe di appartenenza, successiva specificazione o soggetto, tipologia, appellativo specifico moderno o nome). Basilare è poi un insieme di voci finalizzate alla localizzazione topografica del documento archeologico a vari livelli, sia regionale-amministrativo (regione, comune, frazione, località varie), sia geografico-cartografico (con indicazione della cartografia utilizzata su cui si può individuare la testimonianza archeologica: IGM, CTR, Catasto), sia soprattutto di corretto posizionamento spaziale tramite un sistema di coordinate. Seguono poi una serie di campi che, insieme al suddetto attributo “coordinate”, sono finalizzati a una funzione interpretativa e di corretta identificazione dell’attestazione archeologica sul territorio e in rapporto a una determinata facies culturale: si tratta dell’orientamento (valido soprattutto per le categorie “insediamenti” e “beni architettonici”, in quanto il singolo manufatto non è sempre posizionabile con sicurezza sul terreno), del grado di ubicabilità sul territorio dell’attestazione medesima, della datazione e del grado di approssimazione dell’attribuzione cronologica medesima. Sono poi indicate alcune voci di tipo descrittivo-informativo (non strettamente finalizzate all’utilizzo all’interno di un GIS, ma necessarie per un corretto inquadramento e studio della presenza archeologica): descrizione, note, stato di conservazione, bibliografia, riferimenti ad altre tabelle presenti nel database. Infine, vi sono tutta una serie di “links” alle piante, immagini o elaborazioni delle stesse pertinenti il documento archeologico.