Hatra
Sito: Hatra
Responsabile: Roberta Venco Ricciardi
Anni: 1967; 1986-1989
Il CRAST si è impegnato, con l’Università degli Studi di Torino, nell’esplorazione e nello studio di Hatra, la capitale delle tribù arabe nel territorio più vicino al corso del Tigri e dell’Eufrate, divenuta tra I sec. a.C. e II sec. d.C. la città araba più importante prima dell’Islam.
Numerose sono state le campagne di ricerca in cui il CRAST è stato impegnato, fra cui di particolare rilievo è stata quella di rilievo fotogrammetrico del principale santuario di Hatra.
La storia
Hatra, la più grande città araba prima dell’Islam (300 ettari), è un centro isolato dell’Iraq settentrionale, all’incrocio di vie di comunicazione tra la Mesopotamia centrale, la Siria e il Mediterraneo. Benché il commercio non facesse parte delle attività principali della città, è possibile che Hatra costituisse una tappa su una via secondaria e traesse vantaggio da tale posizione. Sulla tavola Peutingeriana è infatti rappresentata come sosta della rete di collegamenti che attraversava la Jazirah. Alleata del grande re partico, che controllava un territorio che si estendeva dall’Asia centrale alla Mesopotamia, era il maggior centro della Jazirah, probabilmente l’“Arabaya” delle iscrizioni reali locali, governata da una dinastia indipendente i cui re si proclamavano “re degli Arabi”. La presenza al centro della città di un grande e ricco santuario (450x300 m) indica come lo sviluppo di Hatra fosse dovuto principalmente al suo ruolo di centro religioso dedicato a Shamash, il dio Sole, venerato dalle tribù arabe. All’importanza religiosa e commerciale si univa la posizione strategica della città, paese cuscinetto tra il limes romano e la Mesopotamia partica. Hatra fu infatti assediata senza successo sia da Traiano sia da Settimio Severo e cadde solo nel 240-241 d.C. per mano dei Sasanidi, la dinastia iraniana che si sostituì alla potenza partica. Dopo la caduta in mano sasanide la città venne progressivamente abbandonata e, di conseguenza, la sua facies più recente si è mantenuta in modo eccezionale. Ancora oggi è visibile l'impianto urbanistico con le fortificazioni e i templi all'interno.
Rendono testimonianza dello stato di conservazione della città i volumi redatti dall’archeologo tedesco W. Andrae, che all’inizio del XX secolo documentò graficamente e fotograficamente le emergenze architettoniche. Solo dal 1951 scavi archeologici e restauri furono condotti sul sito dalla Direzione Generale delle Antichità Irachene, limitati però alle maggiori evidenze monumentali e in particolare agli edifici di culto.
Le ricerche del CRAST
L’interesse del CRAST Torino per la città risale al 1967, quando fu eseguito per la Direzione Generale delle Antichità il rilievo fotogrammetrico di parti delle strutture del Grande Santuario metropolitano. Nel 1986 si avviarono ricerche sotto la guida di R. Ricciardi Venco e dal 1987 furono effettuati scavi finalizzati alla individuazione delle fasi occupazionali del santuario e della sua origine. Contestualmente alle ricerche archeologiche è stato approfondito lo studio della topografia della città, in particolare nella parte orientale della sua estensione e nel 1989 il Centro Italo-Iracheno per il Restauro dei Monumenti ha iniziato un rilievo topografico e architettonico della cinta del Grande Santuario.
Nel 1987 è stato iniziato lo scavo di una grande abitazione (Edificio A) situata a N del Grande Santuario e di un tratto della strada adiacente, arteria principale che congiunge il temenos alla porta settentrionale della cinta muraria. Il quartiere sembra avere un aspetto composito con molteplici funzioni: commerciali, residenziali e religiose, in accordo con il carattere arabo distintivo della città. Sul lato est della strada si erge l’Edificio A, grande e ricca dimora che, nella sua fase più recente (intorno al 200 d.C.), si estendeva su un’area superiore a 1850 mq. La sua pianta si articola in più nuclei con funzioni specifiche; le più importanti si svolgevano nel cortile centrale, che possedeva un iwan e un altare sul quale si trovavano statue, tra cui un giovane dio con stendardo e due vittorie alate di iconografia ben attestata nel Santuario centrale. A sud del cortile si apre un grande ambiente rettangolare, decorato da pitture con scene di caccia. La stanza immette nella suite meridionale del fabbricato, probabilmente a carattere residenziale, che si articola intorno a un ampio cortile, chiuso a sud da un porticato coperto. Sul lato nord si affaccia un iwan con pianta absidata. La parte settentrionale della casa era dedicata alle attività domestiche come la preparazione dei cibi e la tessitura, come testimoniano fornetti, macine e pesi da telaio. L’insieme della casa e gli oggetti in essa rinvenuti mostrano una ricchezza paragonabile a quella dei complessi religiosi della città.
Le indagini nell’Edificio A e della strada adiacente hanno consentito di stabilire la cronologia certa delle sue fasi d’uso, dalla fine del II secolo alla metà del III secolo d.C., in concomitanza con la fine della città. Lo scavo ha infatti fornito non soltanto pregevoli documenti artistici, ma soprattutto una precisa sequenza di materiali, fondamentale per l’inquadramento cronologico del sito.
Nel 1993, dopo una interruzione dovuta alle note vicende belliche, le ricerche sono riprese per conto dell’Università di Torino.