Gerasa

Progetto: Indagini archeologiche e architettoniche a Gerasa
Sito: Gerasa
Direttore: Roberto Parapetti
Anni: 1977-2008

Il CRAST ottenne nel 1977 dal governo giordano una concessione di scavo a Jerash, l’antica Gerasa. L’obiettivo principale delle ricerche, in considerazione dello straordinario stato di conservazione dei resti di età imperiale della città antica, paragonabili a quelli di Palmira e di Baalbek, era quello di acquisire nuovi elementi di analisi in grado di consentire una precisa messa a fuoco delle modalità di pianificazione architettonica e urbanistica nelle province mediorientali dell’impero romano.

La storia

Il sito della città, 45 km a nord della moderna Amman, si trova su un tracciato secondario dell’antica via di comunicazione tra il Mar Rosso e la Siria. L'abitato si sviluppa sul versante nord-occidentale dei calcari dolomitici dell’altopiano transgiordano ad un’altitudine compresa fra 550 e 650 m s.l.m., a oriente e occidente delle ripide rive del wadi Jerash, l’antico Chrysorrhoas, che, confluendo nel wadi Zarqa a sud del sito, si getta nel Giordano. L’area, frequentata fin dalla più remota antichità, conserva fuori terra testimonianze architettoniche che vanno dal I all’VIII secolo; i resti più cospicui si collocano nel periodo compreso fra i regni degli imperatori Antonini e Giustiniano. Nel 1878, dopo 1000 anni di abbandono, Gerasa rinasce come Jerash, rioccupata da profughi circassi sunniti, accolti dal governo ottomano a seguito dei conflitti russo-turchi.

Le indagini archeologiche

Agli scavi della missione anglo-americana tra il 1928 e il 1934 si devono i primi studi della maggior parte degli edifici pubblici di epoca romana e bizantina. La Missione Italiana a partire dal 1977 aggiorna la ricognizione topografica delle grandi vie colonnate e del complesso monumentale dedicato ad Artemide, individuati come luoghi preferenziali di indagine.

Il santuario di Artemide, nella fase della metà del II secolo il più esteso complesso edilizio della città (360m x 120m), si sviluppa a cavallo della via colonnata principale nord-sud lungo un asse ascendente ad essa perpendicolare, su tre terrazze in relazione al gradiente del versante occidentale del sito. Sulla terrazza superiore viene portato totalmente in luce il tempio esastilo corinzio e l’altare antistante. Si realizzano interventi di restauro per la leggibilità delle fasi edilizie succedutesi sul luogo fino all’età omayyade.

Sulla terrazza inferiore si scavano gli ambienti/botteghe lungo il fronte del santuario sulla via colonnata e se ne consolidano le strutture di sostegno al terrazzamento intermedio retrostante. Inoltre, si ricompongono correttamente le colonne giganti del Propileo Ovest al centro della fronte. Ad est della via colonnata si mettono in luce i resti dalla Piazza Trapezia del santuario al Propileo Est, occupati in epoca bizantina dalla cosiddetta Basilica dei Propilei.