Ninive

Progetto: Il “palazzo senza eguali” di Sennacherib
Sito: Ninive
Coordinamento operativo: Giuseppe Proietti
Anni: 2002

Nel 2002, alla vigilia della seconda guerra del Golfo, il Centro Scavi Torino in collaborazione con il Dipartimento delle Antichità iracheno (State Board for Antiquities and Heritage of Iraq), l’Iraq Museum, l’Istituto Centrale di Restauro di Roma e la Direzione Generale dei Beni Archeologici del Ministero dei Beni e Attività Culturali, ha intrapreso una campagna di documentazione e di accertamento dello stato di conservazione delle strutture della suite reale (sale I, IV, V) del palazzo di Sennacherib, nell’antica capitale assira di Ninive. Il fine era quello di accertare i danni naturali prodotti dagli agenti atmosferici e quelli meccanici causati dalla mano dell’uomo.

Le attività di ricognizione in situ, di studio e di laboratorio sono state condotte da un gruppo interdisciplinare dell’ICR e del Centro Scavi Torino che ha elaborato importanti e nuovi dati sulla caratterizzazione dei materiali costitutivi e sui processi di deterioramento delle strutture: informazioni che risultano oggi fondamentali per i futuri interventi conservativi e di restauro.

Il palazzo di Sennacherib

La costruzione di un palazzo reale è senz’altro il più efficace e durevole strumento di celebrazione e glorificazione che la regalità assira abbia adottato. Nel 704 a.C. e nel cuore dell’impero assiro, in quella capitale e metropoli che viene ricordata dalla Bibbia per la sua grandezza e per la sua successiva rovina, Sennacherib fonda la sua nuova residenza. Conosciamo le principali tappe della costruzione del Palazzo Sud-Ovest di Ninive dai documenti della cancelleria regia: per la costruzione di quello che le fonti antiche chiamano il “palazzo senza eguali” occorsero ben dieci anni. Il grande cantiere vide nascere una residenza di proporzioni imponenti abbellita dei materiali più preziosi e rari: oro, argento e bronzo; pietre fatte arrivare da paesi lontani come corniola, alabastro e breccia; legni forti e profumati quali sandalo, ginepro, cedro ed ebano; e, ancora, avorio per le suppellettili. La partecipazione di tutti i popoli sottomessi, attraverso manodopera e tributi, fu al tempo stesso affermazione e dimostrazione propagandistica della supremazia assira sui popoli vicini.

Le attività sul campo

Nell’estate 2002 si è completata una campagna diagnostica di aggiornamento della situazione registrata dallo studio di J. Russell (1998). Nell’autunno 2002 si è inoltre intrapresa una campagna fotografica e stereo-fotogrammetrica mirata ad incrementare le nostre conoscenze sull’attuale stato di conservazione ed in grado di fornire ulteriori dati che potessero essere trasferiti su basi stereo-fotogrammetriche. Un ulteriore aspetto è quello riguardante la presentazione futura di un complesso monumentale che costituisce una sorta di museo all’aperto. Le operazioni hanno infatti consentito di proporre un progetto preliminare dell’eventuale copertura della sala del trono del palazzo. Altri aspetti determinanti del progetto di interventi sono stati lo studio petrografico degli ortostati e l’analisi delle diverse tipologie di degrado con le conseguenti strategie di restauro.

Lo studio di caratterizzazione petrografica compiuto dagli esperti dell’ICR ha fornito una significativa messe di informazioni che potranno ritornare utili quando si potranno riprendere interventi conservativi nella antica Ninive: un fondamentale punto di partenza, oramai acquisito, per comprendere le dinamiche di deterioramento dei materiali e per decidere le azioni preventive e di preservazione prima di un qualsiasi definitivo intervento di restauro e di allestimento dell’area archeologica. Restano pertanto vive ed accese le speranze di poter intervenire al più presto ed in maniera definitiva per tutelare quella che costituisce, nonostante i consistenti danni fino ad oggi subiti, una delle più importanti testimonianze dell’arte di corte assira inserita nel suo contesto originario.

La raccolta di una documentazione fotografica e il rilievo stereo-fotogrammetrico realizzati con le più moderne tecnologie si sono rivelati utili fin dalle prime fasi del progetto, permettendo sia di individuare le aree maggiormente compromesse dagli eventi bellici, sia i settori più specifici di intervento dal punto di vista del restauro. Le riprese ed i rilievi eseguiti nel 2002, confrontati con quelli precedenti e con i disegni eseguiti dallo scopritore del sito nell’Ottocento, hanno infatti permesso di verificare che i maggiori danni alle lastre (rotture, perdite, distacco dalle murature in mattone crudo), si sono verificate tra il 1990 e il 2002, permettendo quindi di costruire una vera e propria mappatura su base stereoscopica-fotogrammetrica su cui si è improntato il progetto di restauro.

Un settore di intervento all’interno del “Progetto Ninive” si è concentrato sulla realizzazione di un programma di valorizzazione, prevedendo infatti di avviare una musealizzazione direttamente in situ del ciclo dei bassorilievi che tenga conto delle molteplici azioni esterne (degrado atmosferico, geologico, meccanico-strutturale, antropico) cui la Sala del Trono e le sale vicine sono sottoposte. L’attenta analisi delle diverse cause di alterazione, condotta direttamente sul campo, ha quindi permesso di organizzare una campagna di interventi mirati sia sulla muratura che sugli ortostati, gettando le basi necessarie per la corretta musealizzazione e fruizione del Palazzo. Le analisi tecniche hanno evidenziato come l’alabastro gessoso locale dei rilievi sia strutturalmente piuttosto disomogeneo; esso venne probabilmente scelto sia per esigenze contingenti (la reperibilità nelle immediate vicinanze) sia perché particolarmente adatto ad una minuziosa lavorazione per i suoi caratteri di pietra tenera e lucidabile.

Gli ortostati, originariamente collocati all’interno del palazzo, si trovano attualmente in uno spazio a cielo aperto, sottoposti a diversi fenomeni di degrado sia geologico-ambientale, sia meccanico-strutturale. La forte escursione termica (giornaliera e annuale) insieme all’irraggiamento solare diretto, i fenomeni di dilavamento (trovandosi la sala del trono attualmente in una sorta di fossa al di sotto del piano di campagna moderno), il deterioramento della pietra stessa, pensata per un ambiente chiuso e oggi sottoposta a numerose fessurazioni, anche macroscopiche, sono tra i maggiori problemi con cui l’equipe italiana ha dovuto combattere.

L’importanza del complesso scultoreo di ortostati a rilievo che originariamente decoravano le sale del palazzo è ampiamente nota. Dopo gli scavi ottocenteschi e quelli del secolo scorso, le strutture del palazzo sull’acropoli di Quyunjik che ancora oggi domina l’area dell’antica Ninive ai margini della moderna Mosul, sono rimaste però esposte alle intemperie e, negli anni successivi la prima guerra del Golfo, furono oggetto di vere e proprie spoliazioni sistematiche che hanno gravemente danneggiato quanto rimaneva in situ. La stessa tettoia in lamiera approntata per ricoprire gli spazi principali della suite reale ha già da oltre un decennio perso ogni sua efficacia. Una survey compiuta da J. Russell poco dopo la metà degli anni ’90 inoltre pose in evidenza la drammatica situazione delle strutture, in particolare delle lastre a rilievo che decoravano i muri degli ambienti attorno alla sala del trono; l’archeologo individuò persino sul mercato antiquario una serie di frammenti di rilievi che provenivano proprio da questo settore e che erano stati asportati danneggiando irrimediabilmente interi ortostati.

Il quadro che emerge da un confronto tra la situazione registrata da Russell e quella osservata nel 2002 è purtroppo allarmante: dei cinquantuno ortostati oggetto di indagine soltanto sedici non presentavano danni o mutilazioni evidenti e, su questi, solo il 30% della superficie scolpita riportava ancora rilievi leggibili. Ben ventisette ortostati avevano perso oltre il 60% del loro originario formato e risultavano completamente mancanti tre rilievi oltre ai cinque rilevati dallo studio di Russell. Negli anni 1998-2002 si devono registrare dunque perdite importanti, uno stato di fatto che si teme possa risultare ancora più drammatico quando la situazione politica del paese permetterà, ci si augura al più presto, di intraprendere un nuovo censimento.

Gruppo interdisciplinare

  • Giuseppe Proietti - archeologo
  • Giorgio Gullini - archeologo
  • Antonio Invernizzi - archeologo
  • Carlo Lippolis - archeologo
  • Mario Micheli - restauratore
  • Giuseppa Maria Fazio - restauratore
  • Enrico Bertazzoli - restauratore
  • Ruggero Martines - progetto ingegneristico
  • Stefano D’Amico - progetto stereo-fotogrammetrico
  • Pierluigi Bianchetti - geologo
  • Giuseppina Vigliano - chimico
  • Angelo Rubino - fotografo